Bella-pronuncia-Enunciating-Italian-words-tripthongs-dipthongs-double-consonants

La settimana scorsa ho frequentato un “workshop” sulla bella pronuncia di Italiano a Italingua a San Francisco. Si dice che l’Italiano è molto facile da pronunciare ma ci sono sempre le eccezioni alle regole. Per esempio quando ho iniziato a imparare la lingua e ho sentito la parola “traGEdia” la prima volta su RAI è stata una rivelazione perché la stavo pronunciando “trageDIA”.

Qualche volta è difficile sapere dove di mettere l’accento. Anche recentemente ho sbagliato la parola “ceriMONia” e ho detto “cerimonNIA”. Che vergogna! Dunque è sempre una bell’idea ascoltare madrelingua e fare un po’ di pratica. Potete iniziare con la ripetizione degli scioglilingue per allanatare la bocca e la lingua come questa:

Sul ramo lo sciame reprime la fame.
Perfino dal fumo promana profumo.
L‟aroma è sublime di più nel concime?
Mammolo fa la nanna nell‟amaca,
mentre la mamma ninna l‟amaca per Mammolo

Al workshop abbiamo parlato dei trittonghi e dittonghi e come la combinazione di tante vocali tutto insieme possono essere una bella bocca dei suoni e del fatto che l’unica parola nella lingua italiana che ha tutte le vocali è “aiuole”. Abbiamo anche letto questa favola scritta da Gianni Rodari nel 1962, che ha tante consonanti doppie.

Lo Spavantapasseri

Gonario era l’ultimo di sette fratellini. I suoi genitori non avevano soldi per mandarlo a scuola, così lo mandarono a lavorare in campagna. Gonario doveva fare lo spaventapasseri, per tenere lontani gli uccelli dai campi. Ogni mattina gli davano un po’ di polvere esplosiva e Gonario, per ore e ore, faceva su e giù per i campi, e ogni tanto si fermava e dava fuoco a un po’ di polvere. L’esplosione spaventava gli uccelli che fuggivano, temendo i cacciatori.

Una volta la giacca di Gonario prese fuoco, e se il bambino non fosse stato svelto a entrare nell’acqua del fiume certamente sarebbe morto tra le fiamme. Il suo tuffo spaventò le rane, i grilli, e le cicale che smisero per un attimo di cantare. Ma il più spaventato di tutti era lui, Gonario, e piangeva tutto solo in riva al fiume, bagnato come un brutto anatroccolo, piccolo, stracciato e affamato.

Piangeva così disperatamente che i passeri si fermarono su un albero a guardarlo, e cantavano per consolarlo. Ma i passeri non possono consolare uno spaventapasseri. Questa storia è accaduta in Sardegna.

Ironico no, che i passeri hanno cercato di consolare lo spaventapasseri, anche se è stato lo spaventapasseri a cercare di spaventare i passeri! Provate a leggere la storia ad alta voce. Mi raccomando concentrarvi a prolungare le consonanti doppie. Buona pratica!

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9 Comments

  1. Ciao Melissa, qualche correzione:
    “ho esercitato la mia pronuncia” e non “mi sono esercitata la mia pronuncia”.
    Anche se termina con “lingua”, che è femminile, la parola “scioglilingua” è maschile e non cambia desinenza al plurale: “lo/gli scioglilingua”.
    La parola “vocale” è femminile: “le vocali”.
    Nella storia di Rodari ci sono un paio di errori: “i genitori non avevaNO soldi” e “non fosse stato Svelto”.
    E infine: “anche se è stato lo spaventapasseri A
    CERCARE di spaventare i passeri”.

  2. Si, Melissa, hai ragione: importantissimo prolungare le consonanti doppie. Ci sono delle case imbarazzantissime se non lo fai. Dio mio, come difficile questa lingua, i.e. le piccole differenze che ha sottolineata Maelstrom74… Aiuta!!!

  3. Eh-eh-eh,Melissa,mi sa che siamo telepatici!Ieri mi sono accorto per l’ennesima volta della mia cattiva pronuncia.Non l’ho mai imparata sul serio perchè hanno detto anche a me che è molto facile.Però quella è una orrenda bugia:Secondo me quasi tutte le lettere si pronuncia in modo diversa dall’inglese-sono molto più sonore e vengono pronunciate con precisione chirurgica:non “si inghiotte” nessuna lettera o addirittura l’ultima sillaba.Ma una cosa davvero difficile da imparare è l’intonazione.Particolarmente per uno come me che è stonato come una campana.Leo

    1. In realtà non è vero che non “si inghiotte” nessuna lettera, in italiano. Diciamo che quasi sempre le lettere vengono pronunciate singolarmente, ma ci sono casi in cui le lettere vengono effettivamente inghiottite (vedi la seconda i di “ciliegia” – il gruppo “gia” si pronuncia come in “jack” e non come in “gee”) o addirittura rimangono “mute” (vedi “sogniamo” – we dream – pronunciato “sognamo”). La cosa importante della pronuncia italiana è la corretta apposizione degli accenti. Ci sono parole in cui un accento nel posto sbagliato cambia del tutto il significato: “àncora” (anchor) e “ancòra” (yet/still/again); “circùito” (circuit) e “circuìto” (deceived); “càpita” (it happens) e “capìta” (understood – feminine). Be’, almeno l’italiano non è come l’inglese: qualche regola di pronuncia esiste! 🙂

    1. Anche “una orrenda bugia” è accettabile. Anche se “un’orrenda” è più fluido e certamente più comune, nell’italiano scritto moderno si tende a troncare gli articoli meno che in passato. Per esempio, oggi tutti scrivono “gli italiani”, non c’è più l’usanza di un tempo di scrivere “gl’italiani”. Quest’ultima forma suona decisamente obsoleta.