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Photo Credit: Studentessa Matta

Uno dei miei posti preferiti a Firenze è Orsanmichele. Durante un recente viaggio a Firenze, mentre camminavo per via Calzaiuoli, sono stata felice di riscoprire questo splendido edificio nel cuore della città. Originariamente fu costruito sul sito dell’orto del convento benedettino di San Michele. In dialetto toscano Orsanmichele è una contrazione della parola “orto” o “giardino” e di “San Michele”- quindi il giardino di San Michele.

One of my favorite places in Florence is Orsanmichele. During a recent trip to Florence, as I was walking down Via Calzaiuoli, I was delighted to rediscover this beautiful building set in the heart of the city. Originally it which was constructed on the site of the kitchen garden of the Benedictine convent of San Michele. In Tuscan dialect, Orsanmichele is a contraction of the word “orto” or garden – hence garden of St. Michele. 

Penso che il motivo per cui mi piace così questo edificio con le sue sculture che decorano la facciata e le nicchie gotiche, è perché mi fa ricordare il momento in cui mi sono innamorata della storia dell’arte; mi fa ricordare quando ero una studentessa impressionabile, quando ogni nuovo dipinto, scultura e edificio che vedevo nei miei libri di storia dell’arte o in una diapositiva, era un tesoro raro e sorprendente da scoprire.

I think the reason I enjoy this building so much and the sculptures that adorn its facade in ornate gothic niches is because it reminds me of a time when I was first discovering and falling in love with art history; it reminds me of when I was an impressionable college student, when each new painting, sculpture, and building that I viewed in my art history books or as an overhead slide, was a rare and amazing treasure.

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Photo Credit: Studentessa Matta

Originariamente Orsanmichele fu concepito come mercato del grano, ma verso al 1380 fu trasformato in una chiesa e fu utilizzato dalle corporazioni artigianali di Firenze. Ogni corporazione commissionò a un artista una statua per rappresentare il suo particolare mestiere. Molte delle statue furono completate alla fine del XV secolo, così molte delle commissioni andarono ad eccellenti artisti del momento come Verrocchio, Ghiberti, Donatello e Luca Della Robbia.

Originally Orsanmichele was intended as a grain market, but around 1380 it was converted into a church and used by Florence’s powerful craft and trade guilds. Each guild commissioned an artist to contribute a statue to represent its particular craft. Many of the statues were not completed until the 15th century so many of the commissions went to exemplary artists of the day like Verrocchio, Ghiberti, Donatello and Luca della Robbia. 

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Photo Credit: Studentessa Matta

Ho sentito parlare di Orsanmichele per la prima volta mentre ero seduta in un’aula buia in un college del Midwest molto lontano da Firenze. Mi ricordo chiaramente il Signor Goudie, il mio professore di storia dell’arte, sempre entusiasta e un po’ pazzo, con i suoi capelli bianchi in disordine; lui gesticolava selvaggiamente dal suo podio e si esprimeva con gioia, ogni volta che una nuova diapositiva di Orsanmichele appariva sul grande schermo. Mi ricordo che lui ci spiegò che quelle sculture erano rivoluzionarie per i Fiorentini, perché rompevano con la tradizione medievale e abbracciavano tridimensionalità, pesantezza e proporzione corretta della figura umana. Che esperienza straordinaria, ci spiegò, che tutti a Firenze – dal più umile servo ai principi Medici – potevano ammirare vedere queste statue eleganti. Ogni statua, in posizione detta “contrapposta” – una posizione rilassata che dà una posa dinamica e naturale – indicava un nuovo orgoglio civico e un’autostima individuale a cui i cittadini di Firenze non sarebbero stati insensibili. Ogni giorno, andando per le città per fare commissioni e curare i loro affari, i fiorentini erano esposti direttamente ai cambiamenti nello stile dell’arte e alla nuova percezione che l’uomo aveva di Dio e del mondo.

I first learned about Orsanmichele sitting in a dark lecture hall in a college in the midwest far far away from Florence. I remember vividly Mr. Goudie, my crazy passionate art history professor, his white hair in disarray gesturing wildly from his podium exclaiming with delight as each new slide of Orsanmichele appeared on an immense screen. I recall him explaining to us how revolutionary these sculptures must have been for the Florentines, as they broke with medieval tradition and embraced three-dimensionality, weightiness, and correct human proportion. What an amazing experience it must have been, he explained to us, that everyone in Florence – from lowliest servant to the Medici princes – could be privy to these stately figures. Each statue, in contrapposto pose – a relaxed stance that gives the figure a dynamic and natural pose – projects a new civic pride and individual self-worth that wouldn’t have been lost on the citizens of Florence. On a daily basis, as they went about their errands and carried out their business, the Florentines were exposed firsthand to the changes in the tides of art and how men perceived themselves in relationship to God and the world.

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Photo Credit: Studentessa Matta

Dentro Orsanmichele si trova un altare magnifico della Madonna col Bambino dipinto da Bernardo Daddi. Si vede l’influenza di Giotto nell’opera di Daddi, il che suggerisce che Giotto fosse il maestro di Daddi. Durante la mia recente visita a Orsanmichele sono entrata nella chiesa buia e mi sono seduta per un po’ in penombra a guardare l’altare di Daddi e per godermi il fatto che ero tornata a Firenze. La penombra mi ha fatto ricordare l’aula buia in cui ho scoperto per la prima volta Orsanmichele tanti anni fa. Mi sono ricordata con affetto del mio professore di storia dell’arte e in silenzio l’ho ringraziato per avermi trasmesso la sua passione per l’arte e per Firenze quel freddo giorno d’inverno nel cuore dell’America. Dall’aula alla realtà. Che salto!

Inside Orsanmichele you will find a magnificent altarpiece of the Madonna and Child painted by Bernardo Daddi. You see influences of Giotto in Daddi’s altarpiece, suggesting that Giotto was Daddi’s teacher. During my recent visit to Orsanmichele, I dipped into the dark church interior and sat for a while looking at Daddi’s altarpiece in the murky dimness simply enjoying the fact that I had returned to Florence. The dim interior reminded me of the darkened lecture hall in which I first discovered Orsanmichele so many long years ago. I fondly remembered my art history professor and silently thanked him for imparting his passion for art and Florence to me that cold winter day in the heartland of America. From the classroom to the real thing! What a leap!

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